Giardino realizzato all’interno del Festival Radice Pura
Data: Aprile 2025
Attività svolta: realizzazione, coordinamento.
IL PRIMO CANTIERE - IMPARARE DALLA TERRA
Il primo giardino che ho contribuito a realizzare è stato anche il mio primo cantiere. Il progettista, Nicolas, era presente durante tutte le fasi, e il nostro compito era tradurre fedelmente la sua visione. La libertà creativa era limitata, ma proprio questo mi ha permesso di concentrarmi sull’aspetto tecnico-esecutivo: osservare, imparare, coordinare.
La prima sfida è stata adattare il progetto rettangolare all’area circolare abbracciata dai rosmarini. Dopo un confronto interno, abbiamo deciso di invertire l’orientamento previsto, collocando il gazebo in castagno nella zona più lontana dalla vista d’ingresso, per esaltarne la percezione e l’elevazione.
Il lavoro è cominciato con il tracciamento sul terreno e con la realizzazione delle fondazioni: il magrone sotto il muretto di tufo a secco, contenuto da tavole fissate con precisione millimetrica grazie a bolla, filo e armature. Mentre il calcestruzzo si asciugava, abbiamo preparato i plinti per il gazebo, utilizzando dei mastelli riempiti di cemento in cui abbiamo inserito i pali di castagno già misurati e tagliati. Per segnare il punto esatto in cui il palo doveva emergere dal suolo, piantavamo un chiodo all’altezza del futuro livello del terreno: un dettaglio piccolo, ma utilissimo una volta riempito tutto con la terra.
Nei giorni successivi abbiamo portato e modellato il terreno — ricreando l’effetto del pendio — utilizzando un mini escavatore e poi compattando a mano. Poi sono iniziati gli assemblaggi del pergolato, con montanti e travi fissati da chiodi e filo metallico: un sistema semplice ma funzionale, pensato per durare i due anni di vita previsti dall’installazione.
Abbiamo realizzato anche il letto del ruscello asciutto che attraversa il giardino, posando pietre recuperate in vivaio e lavate a mano per valorizzarne i colori. Intorno, hanno cominciato ad arrivare gli alberi: il primo è stato un giovane Platanus orientalis, piantato senza tutore, che ha resistito al vento come speravamo. Poi il Prunus dulcis, trasportato con corde e mini escavatore, seguito da Vitis vinifera, Cedrus deodara, Punica granatum, Chrysojasminum humile e altri arbusti che andavano a comporre il paesaggio immaginato dal progettista.
Questa prima esperienza mi ha insegnato il valore della sequenza operativa, della precisione costruttiva, dell’attenzione al dettaglio. Ma soprattutto mi ha mostrato come ogni gesto sul campo sia già paesaggio in costruzione.











