
Data: Maggio 2025 - in corso
Attività svolta: Supervisione e osservazione
Un’Anamorfosi fiorita.
Un compleanno, una semina
Il 12 maggio 2025 è stato un giorno speciale. Dall’altra parte del mondo, in Siberia, mio padre compiva 70 anni. L’ho chiamato proprio in diretta, mentre stavo vivendo uno dei momenti più emozionanti degli ultimi tempi: la semina dell’Anamorfosi.
Non avevo mai fatto una semina così. E i tempi erano davvero strettissimi: mancavano solo cinque giorni all’apertura del festival. Per sicurezza ho deciso di triplicare la densità consigliata, portandola a 9 grammi al metro quadrato invece dei 3 previsti. Una scelta istintiva, forse azzardata, ma sincera. Avevo calcolato con precisione l’area di ogni vasca, così avevo preparato le bustine personalizzate per ciascuna.
La posa del terriccio è avvenuta con una gru e tramoggia: il personale saliva nelle vasche, scaricava e spalmava con dei pali.
L’irrigazione è stata una vera sfida. Le vasche avevano una pendenza non trascurabile e trovare una soluzione efficace non è stato semplice. Abbiamo optato per un impianto a goccia, anche se — ancora oggi — non sono del tutto convinta che fosse la scelta migliore. Forse un impianto a spruzzo avrebbe garantito una copertura più uniforme, specialmente in vasche inclinate e poco profonde. Per la goccia, invece, avrei preferito un passo più ravvicinato, almeno 70 cm tra i tubi, in modo da evitare l’eccesso d’acqua in basso e la scarsità in alto. In ogni caso, le scelte sono state fatte.
Il campo di grano saraceno
Il 17 maggio, giorno dell’inaugurazione, dal suolo iniziavano a spuntare le prime foglie a forma di cuore. Piccole, tenere, luminose. Ero al settimo cielo.
Solo dopo 44 giorni, il 25 giugno, ho capito che quelle foglie romantiche erano del grano saraceno (Fagopyrum esculentum). Aveva deciso che era il suo momento, e si era preso la scena: alto, vigoroso, presente in ogni vasca. Sembrava quasi un piccolo campo di grano più che un’installazione floreale.
Per fortuna sono spuntati anche dei Cosmos rosa, sorprendenti perché nemmeno previsti nel miscuglio, e qualche Coreopsis giallo con macchia rossa.
Nel frattempo, una vasca in fondo a sinistra restava indietro. All’inizio ho pensato a una mancanza d’acqua o a una semina troppo profonda. Così ho cominciato a tornare ogni settimana, quaderno alla mano, macchina fotografica al collo, con pazienza e una certa apprensione, osservando tutto con occhi curiosi.
Le prime fioriture (e qualche mistero)
Cinque giorni dopo, la prima svolta: le Zinnie hanno cominciato a sbocciare con forza. Colori accesi: rossi, rosa, viola, arancioni. Insieme a loro, sono arrivate le nebbioline (Gypsophila), che hanno portato luce e leggerezza. Poi il giallo dei Coreopsis, l’azzurro tenue dei fiordalisi, il bianco dell’alissum (Lobularia), i papaveri arancio… finalmente il prato cominciava a prendere forma, come un coro spontaneo e libero.
L’anamorfosi ha iniziato a fiorire cinquanta giorni dopo la semina, con tempi e modi tutti suoi.
Ma la vasca “silenziosa” continuava a non decollare. Con la squadra di Radicepura abbiamo cercato di capirne il motivo. Marcello, il custode, scherzava: “Sarà passata una nuvola mentre facevi la tua magia con i semi!”. Io ero sicura: “Impossibile, quella bustina pesava quanto le altre”. Abbiamo provato a riattivare l’impianto, e finalmente abbiamo trovato il colpevole: l’elettrovalvola nel tombino era bloccata, quindi l’acqua non passava affatto.
Abbiamo colto l’occasione per sistemare anche altre vasche dove l’irrigazione aveva fatto cilecca, e riseminato nella prima settimana di luglio. Dopo pochi giorni, nelle vasche più piccole, i semi hanno cominciato a germogliare.
Chaos e ordine
Con la lista del miscuglio in una mano e la penna nell’altra, ho continuato a osservare. Nei primi 40 giorni, ha fiorito soltanto il grano saraceno, dominando con forza. Poi, piano piano, circa il 25% delle specie ha iniziato a sbocciare. Accanto a loro sono comparsi ospiti non previsti, ma assolutamente graditi: Cosmos bipinnatus, Phacelia tanacetifolia, Echium plantagineum (viperina), Portulaca oleracea (porcellana), Datura stramonium (stramonio), Clarkia unguiculata, Glebionis coronaria (crisantemo dei campi), Amaranthus retroflexus (amaranto selvatico).
A settanta giorni dalla semina, eravamo arrivati a circa il 35% di fioritura rispetto al miscuglio iniziale. In più sono arrivati anche i fiordalisi viola e la bella di notte (Mirabilis jalapa) color vinaccia.
È stato un equilibrio delicatissimo tra quello che avevo previsto e quello che la natura ha voluto. Io ho selezionato semi e dosi, preparato bustine, distribuito materiali. Poi la natura ha scelto tempi, luoghi, percentuali. Per noi è caos. Per lei, è semplicemente ordine naturale.
Cosa porto con me
Ho imparato che, in un prato fiorito, la manutenzione dell’impianto irriguo è fondamentale. In genere questi prati vivono bene anche senza irrigazione, ma il nostro era un caso anomalo: vasche inclinate, metallo, solo 15 cm di profondità, il terreno si asciugava in una giornata.
E ho imparato che la pazienza, la perseveranza e la passione ripagano sempre. Ora raccolgo qualche fiore del prato, lo metto a seccare, per farne un quadro. Per ricordarmi ogni volta che ci torno — che valeva la pena osare e crederci.


























