Data: Aprile - Maggio2025
Attività svolta: procurement e logistica vegetale per il Festival Radice Pura
LE PIANTE NON ARRIVANO DA SE
Durante la realizzazione del Festival Radicepura mi è stata affidata la gestione e il coordinamento delle piante. Non era il mio impegno iniziale. Ma con dieci giardini da realizzare in contemporanea, è diventato presto evidente quanto fosse necessaria una figura dedicata alla regia vegetale. Mi sono così occupata della ricerca di vivai esterni, della verifica delle pezzature disponibili nel vivaio interno, del dialogo continuo con i progettisti per valutare eventuali sostituzioni e adattamenti. E infine, del coordinamento delle consegne e della distribuzione delle piante nei giardini.
Oltre 1.500 piante, appartenenti a circa 100 generi e specie, ciascuna scelta con cura progettuale. Ho impostato il lavoro in modo molto metodico: ho costruito un database unico con tutte le richieste vegetali dei progetti, comprese le dimensioni dei vasi e le quantità. Dopo una prima verifica con il direttore tecnico, ho contattato una ventina di vivai sparsi in tutta Italia, confrontando disponibilità, costi e tempistiche.
A volte è stata una vera corsa contro il tempo. Le consegne dei fornitori esterni dovevano combaciare con quelle interne, e ogni slittamento rischiava di compromettere l’organizzazione. Quando i camion arrivavano, coordinavo personalmente la distribuzione delle piante nei giardini, foglio A3 alla mano, pieno di righe e colonne, e una matita pronta per il check pianta per pianta. Una scena quasi comica, ma molto reale. Ricordo ancora la mattina dell’inaugurazione, quando arrivarono le ultime rose dal centro Italia: furono piantate appena in tempo.
Il tema delle sostituzioni è stato uno dei più delicati. Un progettista aveva richiesto crisantemi (Chrysanthemum spp.), ma in Sicilia non si trovavano; ho dovuto cercarli al nord. Una proposta di sostituirli con Ajania pacifica (Chrysanthemum pacificum) — una specie simile ma meno rappresentativa — è stata accolta con qualche riserva: “Non è proprio il tipo che avevo immaginato”, mi disse, e avevo colto perfettamente l’intenzione. Alla fine sono riuscita a trovare quelli giusti, sempre al nord.
Un altro giardino, ispirato alle garighe, prevedeva Brachypodium retusum, una graminacea molto specifica che, anche nelle enciclopedie della flora siciliana, è descritta come specie rara legata a colture abbandonate e pascoli aridi. In commercio, nemmeno l’ombra. Dopo varie ricerche, ho trovato in Lombardia Brachypodium pinnatum, una specie affine, e sono riuscita a far arrivare 80 vasi da 18 cm in tempo utile.
Poi c’era la valeriana rossa (Centranthus ruber) — una delle mie spontanee preferite: rustica, resistente, di lunga fioritura. Ogni volta che salgo in altitudine, dal mare fino alle pendici dell’Etna, la incontro ovunque: cresce tra i muri a secco, sulle scarpate, perfino oltre i 1.900 metri. Eppure non era reperibile in commercio in Sicilia. Ho dovuto farla arrivare dalla Toscana.
In certi casi, anche una semplice annotazione poteva generare ambiguità. Su un disegno progettuale avevo letto “50 cm” accanto al nome di Brachychiton acerifolius (l’albero fiamma). L’ho interpretato come altezza e ho chiesto una pezzatura piccola. Ma il progettista intendeva la circonferenza del tronco. Per fortuna, grazie alla disponibilità di diverse alternative in vivaio, siamo riusciti ad adattare la fornitura al volo, senza rallentare i lavori. Ma per un attimo il respiro si è fermato.
È stato un lavoro di grande responsabilità, fatto di ascolto, adattamento, visione d’insieme e tanto dettaglio. Ho imparato che, nel mondo delle piante, ogni centimetro, ogni vaso, ogni giorno di ritardo può cambiare tutto — ma anche che, con passione e metodo, ogni pezzo trova il suo posto.



